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domenica 19 maggio 2013

NEL CUORE DEL DIAVOLO - LE AUTO DI ANGE - PORSCHE 959







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Nera e cattiva. Lucida di lavaggio. Potente e meravigliosa Porsche 959. La preferita della collezione di suo padre buonanima. Era giunta con un cargo aereo. Assieme a tutte le attrezzature che aveva richiesto.
Aveva scelto quel modello, per la trazione integrale e la possibilità entusiasmante di regolare l’altezza delle sospensioni con un ingegnoso meccanismo idraulico, per poter viaggiare, grazie all’assetto variabile, anche su strade molto sconnesse. Con la dotazione di pneumatici a pasta termica monitorati elettronicamente, muniti di un disegno a spirale, sarebbe stata più agevole la tenuta di strada, anche su fondi ghiacciati. Quel modello di auto aveva gareggiato con successo anche nel Rally Transiberiano, oltre che nel Camel Trophy, ed era di sicuro il più adatto a una missione in mezzo al gelo.
Aveva fatto equipaggiare l’auto con alcuni sistemi tecnologici d’avanguardia. La carrozzeria era stata rivestita con una corazza Chobham: un misto tra ceramica e acciaio, incredibilmente resistente, con una pellicola reattiva antifiamma, come nei carri armati di ultima generazione.




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Entrato nell’abitacolo, Marc annusò l’odore di cuoio e tabacco forte che vi aleggiava. Poi accese il motore e provò il rombo. Musica per le orecchie e per il cuore. Una belva feroce che ti sussurra cose eccitanti nelle orecchie e ti promette imprese impossibili.
Volare sul mondo, dentro il mondo... Un lampo viaggiatore che ruggisce.
Vincendo l’impulso di partire per andare a farsi una corsa, subito, sparato ai trecento all’ora, Marc controllò il cruscotto e allungò una mano per attivare il GPS. Lo schermo fuoriuscì dal suo alloggiamento, dodici pollici di visione HD. Si trattava di un sistema satellitare in grado di gestire in automatico il controllo del mezzo, come sugli aerei. La guida in condizione di scarsa visibilità era possibile grazie a sensori ottici impiantati nel parabrezza che inviavano immagini elaborate sullo schermo. In quel modo si poteva guidare a fari spenti, senza problemi.


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Marc estrasse dalla tasca dei pantaloni lo speciale telecomando per sbloccare le portiere della Porsche a distanza. I fanali della 959 lampeggiarono un attimo, emettendo due bip.
Dalla parte opposta del parcheggio stavano giungendo altri nemici. Marc e Selina s’infilarono nell’abitacolo. Chiusero le portiere nell’attimo stesso in cui esplosero un paio di raffiche contro la fiancata sinistra. I proiettili colpirono la carrozzeria con dei tonfi, l’armatura di protezione fece il suo dovere e respinse i colpi, mentre la pellicola reattiva esplodeva all’urto rilasciando il fluido viscoso che reintegrava il danno con un nuovo strato di rivestimento.
Girare la chiavetta. Accendere il motore. Una passata di tergicristallo sul vetro per ripulirlo dalla neve.
— Cerca di muoverti. — La voce di Selina, assolutamente tranquilla: quella donna era fatta di ghiaccio.
Inserita la retromarcia, l’agente Nemo si sfilò dalla corsia. Poi cercò di imboccare l’uscita, ma una Mercedes SLK bloccava il passaggio. Sguardo allo specchietto retrovisore. Dietro non c’era nessuno. Altri spari. Di fronte a loro erano ricomparsi i fottuti sgherri di Varlam... Tu-tu-tump, tre colpi: stavolta sul parabrezza. Il vetro antiproiettile resse perfettamente. Dando gas, Marc procedette all’indietro più veloce che poteva. Arrivato in fondo, mosse il volante in controsterzo, facendo rigirare l’auto su se stessa. Si trovò di fronte la guardia ambigua. Un’apparizione malefica: pelato e con gli occhiali scuri, pistola impugnata...



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