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sabato 4 maggio 2013

OPERAZIONE LEGION - SOPRAVVIVERE ALLA PAURA

HYDRA FILES
codice: SFL - 200807 direttiva SS
 DIESIS/NEMO - only for your eyes
rapporto COLOMBO VIAGGIATORE
status: SEGRETISSIMO



UN TOCCO DI NERO PROFONDO


(estratto dalla prefazione di FABIO NOVEL per il racconto HYDRA CRISIS - SOPRAVVIVERE ALLA PAURA: AAVV LEGION) 


...nel creare il personaggio di Marc Ange e la serie Hydra Crisis, Nerozzi/Reno ha voluto palesemente omaggiare il mito classico di 007, benché shakerato - be': “agitato non mescolato”... - con ritmi e scene da action movie. Ma sarebbe riduttivo tenere in considerazione solo questi aspetti: nel misurarsi con il format di “Segretissimo”, Nerozzi non ha certo voltato le spalle al suo stile, alla sua personalità, alla sua innata propensione alla contaminazione, al suo spiccato senso dell'orrore. Se è innegabile che le Porsche nere, gli orologi di marca, il rifugio segreto nella Guyana francese, i gadget tecnologici e le donne avvenenti creino il trait d'union con l'agente segreto di stampo bondiano (dello schermo prima che letterario), in realtà la caratteristica preponderante di Marc Ange è la sua metà oscura, ossessionata da eventi dell'adolescenza che hanno segnato per sempre la sua vita, trasformandolo in un combattente non scevro da colpe e paure. Un uomo animato da un confuso connubio di vendetta e giustizia. L'Hydra, invece, è l'incarnazione sia simbolica che reale (un'organizzazione segreta) di un Male dalle molte teste le quali, una volta tagliate, puntualmente si riformano sotto nuovi letali aspetti. Trattandosi fondamentalmente di spy fiction, il nemico pluricefalo opera prettamente nel campo dell'intrigo politico e/o criminale. 
Quale delle spietate teste dell'Hydra dovrà recidere Marc Ange nel racconto contenuto in Legion? 
Be', Nerozzi celebra l'occasione con un must della fiction seriale (narrativa, fumettistica o cinematografica che sia): la cosiddetta “genesi dell'eroe”. Quando, come, perchè Marc Ange è diventato l'agente Nemo?
La giocata del Nero sul piatto di Legion è, ancora una voltaspiazzante. Del resto ha in mano un suo tipico tris: inquietudine, orrore e violenza. Poi, dal mazzo, pesca una classica accoppiata di “Segretissimo”: azione ed erotismo.
Full vincente!


SOPRAVVIVERE ALLA PAURA
...
Il monco cercò di fare riemergere oltre la consapevolezza tutti gli insegnamenti ricevuti durante quei lunghi anni di preparazione.
Devi essere leggero come un pensiero...
Scartò da una parte solo all’ultimo momento. Colpì l’avambraccio di Mara Sai con il moncherino, usandolo come l’estremità di un bastone.
Usa la tua paura come se fosse un respiro.
Piroettò su se stesso. Colpì con la destra da sotto in su, taglio rovesciato al lobo dell’orecchio, sulla ghiandola situata nella connessione fra la testa e la mandibola.
Mara Sai emise un gemito di dolore. Schiantato da un devastante colpo di gomito frontale sulla bocca. Sputò una boccata di sangue e denti. Cercò di reagire muovendo le braccia scompostamente.
Il monco evitò i colpi spostandosi indietro di un passo e poi gli fu addosso di nuovo.
Devi essere come la tempesta e il raggio di sole...
Calcio crescente interno esterno sinistro alla mandibola, seguito da un fulmineo rovesciato destro sul lato del collo. Poi rigirarsi agile come un ballerino portandosi di dietro all’avversario.
Non esistono certezze.
Mara Sai crollò sulle ginocchia, piegandosi in avanti.
Yoko geri spinto, il quadricipite che si tende come un maglio.
Gli sfondò il rene sinistro con il tallone.
Solo la luce e il buio.
Mara Sai s’inarcò con il busto all’indietro per il dolore lancinante.
Il monco andò in presa laterale al polso sinistro, spostando il peso da una gamba all’altra. Esercitò una flessione sul gomito.
Solo la coscienza del sangue.
L’articolazione fu divelta dal suo alloggiamento e l’ulna si spezzò. Il braccio sinistro dell’avversario divenne un’appendice inanimata.
Senza pietà.
Il pubblico era come impazzito.
Tutti gridavano “Shuto, Shuto...”. Ma non era più per offendere come prima.
Senza rimorso.
Ora pareva una preghiera, un’incitazione. La parola magica di un rito ancestrale, una liturgia di sangue e di morte.
Il monco si avventò ancora una volta. Afferrò il collo di Mara Sai e glielo torse lentamente. Si fermò. Appena prima di rompergli la spina dorsale. La gente prese a gridare: “Uccidi”. L’uomo senza mano smise di combattere.


Hotel Eden Roc. Sulla strada costiera che porta da Ajaccio alle Iles Sanguinaires. 
Era una costruzione moderna, circondata da un giardino lussureggiante, con un’ampia piscina rettangolare immersa in un palmeto.
Marc vi giunse nel primo pomeriggio. Al volante della Porsche 993 turbo nera che gli aveva procurato Gabriel, la preferita della collezione che era stata di suo padre.
Nello stereo, Marc aveva trovato un CD lasciato da suo padre: King Crimson. C’era un brano assolutamente perfetto per l’occasione: Two Hands, Due Mani. Marc lo aveva ascoltato
ossessivamente per tutto il tragitto sulla litora- nea, la malinconia che gli premeva dentro, senza provare alcuna emozione per la missione da compiere.
L’auto era dotata di alcuni accessori interessanti: parabrezza blindato abbassabile, un revolver Ruger Redhawk 44 Magnum, canna da otto pollici, in un comparto nascosto del portaoggetti, sistema satellitare MAG. Gli stessi laboratori militari dove era stata ideata la mano artificiale. Abituato a usare un moncherino, guidare con la protesi gli aveva creato un grottesco senso di disagio.



...
Fumò una Gitanes in terrazza, ammirando il paesaggio. Il golfo con le barche sull’acqua piena di riflessi. Gettò il mozzicone nel vuoto e tornò dentro.
Da una tasca interna della valigia estrasse una piccola custodia.
Dentro c’era l’arma personale che aveva scelto. Walther TPH 22 LR, long rifle, compatta, leggera, facilmente occultabile. Nelle mani di un esperto, del tutto letale.
Era giunta l’ora di cominciare le danze.

                                                ...
Ancora un passo. Con le orecchie tese a percepire ogni suono, ogni respiro, ogni battito di cuore, il mondo intero. Avvertì chiaramente il fruscio. Sentì l’odore della paura propagarsi nell’aria. Lo scatto di un carrello che scorreva per mettere il colpo in canna. Non c’erano alternative. Non ci sono mai state. Doveva fare quello che doveva. Adesso.  

Si volse, sollevò la Ruger. Noble stava facendo la stessa cosa con la Commander che aveva recuperato da terra. E l’espressione del suo viso, adesso, non era più quella di un uomo dimesso e terrorizzato. I suoi occhi erano rabbiosi, iniettati di sangue.


Marc tirò il grilletto.


La fronte del nemico che esplode. Frammenti di osso e sangue gli schizzano sulla faccia.


Si sentiva una sirena provenire da lontano.


Nauseato e percorso da tremiti, la voglia di mettersi a gridare come un ossesso, Marc tornò rapido alla Porsche.


Aveva il volto imbrattato si sangue: cercò di ripulirsi, avvertendo sulle dita l’odore del sangue mescolato con quello degli umori di Karin. Continuavano a impregnargli la pelle e non se ne andavano.

Lo sguardo allucinato, le pupille dilatate...


Dentro la sua mente risuonava un grido, un sussurro, una voce che gli parlava e lo rassicurava...


Dovevi solo sopravvivere al vuoto, alla paura...










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